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Si questo sito abbiamo molte altre escursioni in collaborazione con i nostri partenr

Excursion from Naples, Sorrento and Salerno

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POZZUOLI E L'IMPERO ROMANO

In epoca imperiale i Campi Flegrei furono luogo di incontro di culture e di etnie diverse, che collaborarono per rendere grande Roma. Il porto di Pozzuoli divenne il centro commerciale più importante del Mediterraneo e il Rione Terra.

Il Rione Terra è il simbolo della stratificazione storica dei Campi Flegrei. Pozzuoli fu prima colonia greca (Dicearchìa), poi romana (Puteoli). Qui è possibile ripercorrere le tracce dell'antica e operosa città romana, nel percorso sotterraneo, e visitare la cattedrale barocca che ingloba resti del Tempio di Augusto in un suggestivo scenario di architettura antica, moderna e contemporanea.
Il Tempio di Serapide era in realtà il macellum, un mercato pubblico, costruito nel quartiere che gli antichi romani chiamavano Emporium. Le sue colonne sono state per secoli il misuratore del fenomeno del bradisismo.

L'Anfiteatro Flavio ci rende l'idea dell'importanza che assunse Pozzuoli in epoca imperiale, che fece costruire a proprie spese un nuovo anfiteatro a pochi passi da uno preesistente. E' il terzo anfiteatro d'epoca romana più grande d'Italia, i cui sotterranei perfettamente conservati, ci mostrano il complesso sistema si sollevamento delle gabbie che contenevano le belve utilizzate per i giochi gladiatori.

Walking tour da Pozzuoli per 2-6 persone Solo Sabato e Domenica
€ 37,00/per persona pax

Storia della Comunità

La Comunità Ebraica di Napoli è situata nel centralissimo quartiere di San Ferdinando, nel cuore della città, ad un passo da Piazza dei Martiri. E’ la più meridionale delle Comunità ebraiche italiane, l’ unica a sud di Roma, ed ha giurisdizione per Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

La Sinagoga attuale è testimonianza della rinascita ottocentesca della vita ebraica a Napoli, bisogna però ricordare che la presenza ebraica in questa città è ben più antica e risale al I sec. a. e. v. , come dimostrano le numerose tracce presenti nel tessuto urbano della città e nella toponomastica.

Le vicissitudini storiche della città e i numerosi passaggi di potere determinarono per gli ebrei l’alternanza di periodi fortemente negativi, come in epoca angioina, e favorevoli, ad esempio durante il Regno Aragonese.

Nel 1541 tutti gli ebrei dovettero lasciare il regno di Napoli a seguito del decreto definitivo di espulsione.

Vi ritorneranno per pochi anni dal 1740 al 1747, richiamati dai Borbone, ed infine e definitivamente, dal 1831 in poi.

La rinascita della Comunità di Napoli è legata alla famiglia di banchieri tedeschi Rothschild, che concessero un ingente prestito ai Borbone , per permettere il rientro di Ferdinando sul trono di Napoli. Nel 1831 Carl Rothschild si trasferì in città ed aprì la prima filiale della fiorente banca Rothschild in Italia; egli risiedeva nell’attuale Villa Pignatelli. Per vari anni una sala della villa ospitò un oratorio dove gli ebrei residenti e di passaggio avevano la possibilità di partecipare alle funzioni religiose.

Dopo l’Unità d’Italia, essendosi molte famiglie ebree trasferite a Napoli, venne fondata la Comunità israelitica e presi in affitto i locali di Via Cappella Vecchia, per le funzioni religiose, era il 1863. La prima funzione che si tenne negli attuali locali fu quella del Rosh ha shanà del 5624. Il barone Adolf Carl Rothschild fu tra i più generosi sottoscrittori per i primi cinque anni di affitto dei locali e per il restauro dell’immobile. La Famiglia Rothschild ha partecipato attivamente alla vita della Comunità fino al 1900, anno della morte di Adolf Carl che fece generosi lasciti alla Comunità e ad altre istituzioni filantropiche napoletane. Nel 1910 Dario Ascarelli, allora presidente, lasciò una cospicua somma di denaro da utilizzare per l’acquisto dei locali attuali. Questi furono acquistati nel 1927 con l’aiuto di altri iscritti.

All’epoca vi erano a Napoli circa mille ebrei. Iniziarono poi lentamente a diminuire; durante la seconda guerra mondiale furono deportati 14 ebrei napoletani, fuggiti o sfollati per ragioni belliche nel centro e nel nord Italia.

A questi vanno aggiunti gli ebrei napoletani di origine greca che, espulsi dall’ Italia per effetto delle leggi razziali, furono costretti a tornare in Grecia e in seguito deportati da Atene e da Salonicco.

Alla fine del conflitto rimanevano in ci ttà solo 534 persone, ridotte oggi a circa 160, a queste vanno aggiunte i nuovi iscritti della sezione di Trani che dal 2006 è entrata a far parte della Comunità di Napoli.

Oggi la Sinagoga di Napoli è tornata a nuovo splendore con i restauri effettuati con il contributo del Ministero Dei Beni Culturali.

Nelle foto: una Mezuzah; Gli interni della Sinagoga di Napoli

Fotografie di Luca Canzanella

Di seguito rendiamo scaricabile sia il prezioso testo sulle origini della Comunità napoletana del Rabbino Giuseppe Cammeo “La Comunione Israelitica di Napoli. Dal 1830 al 1890. Cenni Storici”, sia “Gli Ebrei nell’Italia meridionale. Dall’età romana al secolo XVIII” di Nicola Ferorelli, ritrovati sul sito dell’università Goethe di Francoforte. I testi sono in italiano.

napoliborbonica

Percorso NAPOLI BORBONICA

Prelievo con autovettura in Hotel ore 8.30 c/a, direzione Real Bosco di Capodimonte con visita al parco ed al  Museo nazionale di Capodimonte dove si potranno osservare le gallerie di arte antica e contemporanea, e le pitture del Raffaello, Tiziano, Parmigianino, Caravaggio, Warhol.

Trasporto via autovettura in zona Piazza del Plebiscito per la pausa pranzo dove sarà possibile degustare le specialità Napoletane in una delle numerose pizzerie o un menù più classico legato all'arte della tradizione culinaria Partenopea, in uno dei ristoranti presenti in zona, e sorseggiare il caffè Napoletano in un luogo di culto quale il Caffè Gambrinus.

 

Dopo la pausa pranzo sarà possibile proseguire il percorso a piedi, passeggiando per via Chiaia ammirando i suoi scorci suggestivi (ed i suoi negozi esclusivi) per poi raggiungere piazza dei Martiri in direzione di uno dei più affascinanti siti della Napoli Sotterranea: la Galleria Borbonica (entrata su orari fissi).

Ultima tappa del Tour, uno dei luoghi più suggestivi e che più riempie il cuore in assoluto per suggestione e poesia: il Lungomare con Castel dell'Ovo

Orario previsto per la fine del Tour, con possibilità di ritorno via autovettura presso la struttura alberghiera: 18.30

Costo tour  440€  (per un gruppo max di 7 persone compresa persona con assistenza speciale)     

 

Sono esclusi dal tour: pranzo – guide turistiche -  ingresso ai musei (eventuale possibilità di preacquisto dei tagliandi per l’accesso ai siti turistici  

La storia delle Giudecche

Passeggiare tra i vicoli del centro storico, nonostante tutte le modifiche e le stratificazioni urbanistiche e architettoniche, restituisce bene il senso della storia e degli eventi accorsi nelle giudecche, gli antichi quartieri dove dimoravano gli ebrei, non dei ghetti attenzione, Napoli non ebbe mai un ghetto, invenzione papale del 1555, quando qui gli ebrei già non c’erano più.
Nel tessuto urbano si rinvengono strade e toponimi che rimandano all’epoca della presenza ebraica in città; diversi i luoghi adibiti a giudecca nei secoli, rintracciabili con l’aiuto delle carte topografiche e di antichi documenti. Tuttavia di quale sia stata la prima giudecca a Napoli non vi è certezza, molti studiosi l’hanno identificata nella zona di San Marcellino e Monterone, poiché gli ebrei, durante la guerra contro i Bizantini, difesero proprio il tratto di mura meridionale a ridosso di tale altura. Non è da escludere la possibilità che difendessero tale zona poiché era la più vulnerabile ma risiedessero altrove, per quanto una sinagoga, che può essere fatta risalire a tale epoca, è testimoniata dai documenti.
Un vicus Iudeorum è invece attestato più a nord del quartiere Pendino, all’attuale vico Limoncello, nei pressi della via Anticaglia, decumano superiore; è possibile fosse questo l’insediamento più antico, così com’ è altrettanto probabile che, caduta la città in mano ai Bizantini, gli ebrei furono costretti a spostarsi più ai margini, occupando appunto il suddetto vicolo che fu successivamente nominato dei 12 pozzi, per l’evidente presenta di abbondante acqua e che con gli Angioini tornò ad essere chiamato dei Giudei, per la consuetudine medievale di restituire i nomi antichi ai luoghi, più che per l’effettiva presenza degli ebrei che dovevano essersi spostati nuovamente, se mai ci erano già stati, a San Marcellino.
La Giudecca di San Marcellino occupava pochi spazi, tra l’attuale via dei Tintori, dove gli ebrei stessi erano soliti lavorare i tessuti, e la rampa di San Marcellino, proprio su quelle scalinate che oggi portano a Corso Umberto, arteria della moderna città, e che esistevano già nello stesso luogo all’epoca, identiche, solo un po’ più strette, di cui restano chiare tracce nel sottosuolo. E’ in questa zona che ancora le cronache cinquecentesche attestano la presenza di una sinagoga, la cui esatta ubicazione è tuttora incerta.
E’ probabile che appartenga al periodo Svevo la giudecca sita nell’attuale zona di Forcella, nuovamente ai margini della città, forse per le tensioni con la popolazione locale, dove a tutt’oggi persiste il toponimo di via Giudecca Vecchia, anche se per gli ampliamenti del risanamento ottocentesco oggi non perdura più neppure la percezione dello spazio di quella che doveva essere la strada .
Ma il risanamento, si sa, ha toccato soprattutto le facciate, l’esterno dei quartieri, lasciando pressoché inalterate i vicoli più interni, che presentano ancora in alcune zone una struttura a fondaco, dove è facile oggi farsi un’idea dell’ atmosfera dell’epoca tra vicoli stretti e bui anche a distanza di qualche secolo.

Tra vico della Pace e Forcella dunque doveva insistere la giudecca vecchia, così nominata nel momento in cui si dovette distinguerla dalla nuova, ritornata ad essere più a sud nuovamente a San Marcellino, dove in periodo angioino è attestata la giudecca nuova. Prolungamento della giudecca di San Marcellino che aveva conosciuto pian piano un’espansione grazie all’aumento della popolazione ebraica, ampliandosi verso il mare e portando alla costituzione di una nuova sinagoga: forse l’attuale chiesa di Santa Caterina Sapinacorona, lo si deduce dall’impianto a pianta quadrata piuttosto singolare per una chiesa, e dalla presenza di una fontana con acqua corrente del Rubeolo, un affluente del Sebeto, un’acqua viva che si ricicla, elemento di vitale importanza per l’insediarsi di una sinagoga con accanto un bagno rituale, mikvé.
Della Giudecca Nuova non resta più traccia se non nella cartografia, qui dove le ruspe del risanamento hanno cancellato ogni riferimento dell’espansione da Piazza Portanuova fin oltre gli odierni quattro palazzi intorno ad una via Giudecca Grande dove si stanziarono una serie giudecchelle e strade dal toponimo significativo, via Nova della Giudecca Grande, via Anticaglia della Giudecca, via S.Biagio alla Giudecca), dove gli ebrei vissero fino alla loro cacciata dal regno del 1510.

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